CONSULENTI PER LA PRODUZIONE E LA GESTIONE DELL'ENERGIA

L'energia 4.0 a portata di click

04 nov, 2022
Superbonus: l'ipotesi di un'aliquota al 90% dal 2023, nuovamente dentro le unifamiliari
01 nov, 2022
Scopri il nostro servizio relativo alle richieste di connessione in rete degli impianti fotovoltaici e alle stipule delle convenzioni con il GSE
01 nov, 2022
Approfitta dello sconto in fattura al 50%! Dici addio al metano e installa il tuo impianto fotovoltaico abbinato ad un sistema di accumulo
31 ott, 2022
Comunità energetiche rinnovabili: parliamone! La nuova normativa sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (abbreviato CER o REC) dà un forte impulso alla generazione distribuita, che favorirà lo sviluppo dienergia a chilometro zero e di reti intelligenti o smart grid. Una Comunità Energetica è un’associazione che produce e condivide energia rinnovabile , per generare e gestire in autonomia energia verde a costi vantaggiosi, riducendo nettamente le emissioni di CO2 e lo spreco energetico. Ne possono far parte semplici cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni, piccole e medie imprese, etc. Chi può costituirla o farne parte: requisiti I membri della Comunità possono essere persone fisiche o giuridiche e più in generale qualsiasi soggetto pubblico o privato che vuole realizzare una Comunità Energetica Rinnovabile. Per esempio, anche semplici persone che abitano nello stesso quartiere e che desiderano promuovere lo sviluppo di una CER possono farlo. Quali sono i passi da seguire? Prima di tutto, bisogna individuare l’area dove si intende installare l’impianto di produzione, che deve essere in prossimità dei consumatori. In linea di massima, i terreni industriali in disuso sono particolarmente indicati: sono infatti sufficientemente grandi per ospitare il futuro impianto rinnovabile e in genere rispettano i requisiti di dimensione, collocazione e destinazione prescritti dalla normativa. La condivisione dell’energia elettrica prodotta deve avvenire utilizzando la rete di distribuzione elettrica esistente e l’autoconsumo di energia rinnovabile avviene virtualmente. L’ impianto non deve necessariamente essere di proprietà della Comunità, ma può anche essere messo a disposizione da uno o più membri partecipanti, o anche da un soggetto terzo. Come costituire una Comunità Energetica Rinnovabile Le persone e gli enti interessati che rientrano nell’ambito dell’impianto possono costituire la Comunità Energetica Rinnovabile, che è un soggetto giuridico. Dal momento che, per legge, lo scopo di una Comunità Energetica non può essere il profitto, le forme più comunemente utilizzate per ragioni di praticità e convenienza sono quelle dell’ associazione non riconosciuta o della cooperativa . Le associazioni non riconosciute possono essere costituite con un semplice contratto registrato presso l’Agenzia delle Entrate e hanno costi di gestione bassi e obblighi di organizzazione relativamente semplici. Tutti gli associati alla Comunità Energetica mantengono i loro diritti di clienti finali, compreso quello di scegliere il proprio venditore di energia elettrica, e possono uscire dalla Comunità quando lo desiderano. Come ottenere gli incentivi Una volta che l’impianto è in esercizio, la Comunità può fare richiesta – anche tramite un’azienda esterna delegata – al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa. Gli incentivi sono riconosciuti solo per l’energia condivisa all’interno della Comunità, cioè quella consumata dai membri nella stessa fascia oraria di produzione. Se la produzione è superiore al consumo, per l’energia eccedente viene riconosciuto alla Comunità soltanto il valore economico dell’energia, senza altri benefici. Da quali fonti rinnovabili attingere La legge sulle Comunità Energetiche non fa riferimento specifico alla tecnologia da adottare, ma quella che si presta a sfruttare meglio i vantaggi del provvedimento è il fotovoltaico .
30 ott, 2022
Superbonus, governo a caccia di fondi
14 ott, 2022
Nel mese di marzo 2023 potrà essere richiesto il credito d’imposta per le spese di installazione di sistemi di accumulo dell’energia collegati ad impianti alimentati da fonti rinnovabili, come i pannelli fotovoltaici. Il Provvedimento dell’11 ottobre 2022 del direttore dell’Agenzia delle Entrate stabilisce i termini e le modalità per beneficiare dell’ agevolazione, prevista dalla Legge di Bilancio 2022 (articolo 1, comma 812) e regolata dal DM 6 maggio 2022 , per le spese sostenute nel 2022, e contiene il modello di domanda da trasmettere alle Entrate. Bonus sistemi di accumulo, chi può richiederlo Possono beneficiare dell’agevolazione le persone fisiche che, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022, sostengono spese documentate relative all’installazione di sistemi di accumulo integrati in impianti di produzione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, anche se già esistenti e beneficiari degli incentivi per lo scambio sul posto (ex DL 91/2014 ). Bonus sistemi di accumulo, come fare richiesta L’istanza va inviata dal 1° marzo al 30 marzo 2023 attraverso il servizio web disponibile nell’area riservata del sito internet dell’Agenzia delle Entrate, direttamente dal contribuente o tramite un intermediario. Entro 5 giorni dall’invio viene rilasciata una ricevuta che attesta la presa in carico della domanda (o lo scarto, con le relative motivazioni). Il bonus è utilizzabile nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2022, in diminuzione delle imposte dovute e l’eventuale ammontare non utilizzato potrà essere fruito negli anni successivi. L’entità del credito d’imposta non è predefinita. Il dato certo è il plafond delle risorse destinate al bonus, pari a 3 milioni di euro per il 2022 . Entro 10 giorni dopo il 31 marzo 2023, sulla base del rapporto tra ammontare delle risorse stanziate e ammontare complessivo delle spese agevolabili indicate nelle istanze, l’Agenzia delle Entrate renderà nota la percentuale del credito d’imposta spettante a ciascun soggetto. Nel caso in cui l’ammontare complessivo delle spese agevolabili risulti inferiore al limite complessivo di spesa, la percentuale di tax credit sarà pari al 100%. Di conseguenza, maggiore sarà l’entità delle spese per le quali si chiede il bonus, minore risulterà la percentuale dell’agevolazione.
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